In gran parte del mondo cresce la convinzione che le piattaforme Internet abbiano goduto di un contesto privo di conseguenze troppo a lungo. Numerosi governi intendono applicare discipline più rigorose ai “big tech”, ma esistono significative differenze in termini di sfumature, velocità e finalità della risposta normativa tra le varie regioni.
Le rigorose misure adottate dalla Cina hanno probabilmente sorpreso molti, ma non le consideriamo segnali di un mancato apprezzamento dell’innovazione da parte delle autorità del Paese. Né pensiamo che la Cina intenda imporre un maggiore controllo statale sui (o acquisire addirittura la proprietà dei) colossi tecnologici. Gran parte dell’agenda normativa sembra essere dettata da preoccupazioni pragmatiche per il comportamento monopolistico abusivo e l’impegno competitivo sconsiderato. A nostro avviso, in ultima analisi ciò rafforzerà sia gli innovatori tecnologici cinesi di primo piano che i loro ecosistemi, incoraggiandone l’innovazione imprenditoriale.
In prospettiva, vediamo il futuro nell’ottica seguente:
1. “Ecosistema” non significa sfruttamento
Per le piattaforme Internet spesso è troppo difficile resistere alla tentazione economica di trasformarsi in “controllori dell’accesso” (“gatekeeper”). Gli store di app mobili in Cina continuano ad addebitare commissioni di gatekeeping del 30% (o più) sull’intero traffico di tutte le loro applicazioni. Ciò penalizza gli sviluppatori minori, offrendo ai proprietari degli app store una visione sleale e trasparente delle idee innovative emergenti. I social network, come quelli di proprietà di Tencent, esercitano un’azione di contenimento sui rivali, offrendo alle aziende partecipate del gruppo (quali Pinduoduo e JD) un agevole canale per raccogliere i frutti del traffico social.
Questa situazione deve cambiare. Ma non tutti i cambiamenti sono necessariamente disruptive o dannosi. L’apertura totale dei social media potrebbe rendere WeChat di Tencent ancora più forte di quanto lo sia oggi. Pinduoduo e JD potrebbero perdere l’accesso esclusivo ai canali social di Tencent, ma riteniamo che i loro vantaggi in termini di shopping a basso costo “ludicizzato” (“gamified”) (nel caso di Pinduoduo) e infrastruttura di fulfilment (nel caso di JD) siano destinati a resistere. Prevediamo che le misure normative sosterranno ciò che è stato guadagnato in modo legittimo, eliminando quanto appropriato.
2. L’estrazione differisce dalla facilitazione
Le piattaforme Internet possono guadagnare in due modi: mediante estrazione o facilitazione. Per estrazione si intendono provvigioni, take rate, commissioni operative, ossia gli oneri che possono essere “estratti” dagli esercenti e aumentati a piacere senza bisogno di fornire un servizio migliore. L’altra faccia della medaglia è la facilitazione. Tutte le imprese oggi cercano di espandersi online mediante aumenti delle vendite e traffico. A nostro avviso, le piattaforme Internet in grado di aiutarle a conseguire tale obiettivo offrendo soluzioni creative sono destinate a prosperare.
Una normativa che limiti l’estrazione incoraggiando al contempo la facilitazione potrebbe rendere le piattaforme Internet più creative e favorevoli ai clienti. Dovrebbe cioè valere la regola “guadagnati da vivere”.
3. L’"innovazione” finanziaria non può avvenire a scapito della stabilità sistemica
Uno dei risultati più importanti di questo intervento è la definizione di chiare linee guida normative per gli innovatori fintech. Il desiderio delle imprese fintech di operare in un’area non regolamentata, distinta dalle tradizionali istituzioni finanziarie, è sempre stato eccessivo.
La società trarrebbe benefici decisamente maggiori qualora le tradizionali istituzioni finanziarie fossero incentivate a digitalizzare e venissero rimosse le barriere artificiali all’accesso ai dati relativi ai consumatori, traffico e metodi di pagamento. Trasparenza dei dati ed equa ripartizione del rapporto rischio-rendimento sono tutti obiettivi meritevoli. Eliminano il moral hazard dal sistema, costringendo tutti gli operatori - tradizionali e online - a mettersi in gioco.
Gli operatori fintech non devono sentirsi limitati. A mano a mano che le istituzioni tradizionali acquisiscono accesso ai canali online, le piattaforme fintech dovrebbero riuscire a espandersi come banche digitali, assumendosi responsabilità identiche - sul piano normativo - a quelle degli operatori esistenti, avendo al contempo la libertà di scegliere i rispettivi grado di scala, focus di mercato e struttura di costi.
4. I dati appartengono a tutti … e a nessuno
La proprietà dei dati è stata strutturata in Occidente come una battaglia per la privacy dei consumatori. In Cina sarà difficile sottrarre il dibattito agli occhi attenti del “Big State”. Di conseguenza, ci aspettiamo tempi più lunghi per questa riforma. Tra i primi progressi potrebbe esservi la combinazione dei dati online e offline, seguita dalla messa a disposizione di questo insieme a tutti gli innovatori. Ciò potrebbe contribuire a stimolare l’innovazione: in Cina non mancano gli imprenditori di talento desiderosi di provare nuove cose.
Malgrado le incertezze gravanti in molte aree in Cina, riteniamo che le linee guida e i recenti interventi normativi antitrust siano in ultima analisi destinati a rafforzare i maggiori innovatori cinesi promuovendo un comportamento competitivo più razionale. Le autorità regolatorie statunitensi, che cominciano ad affrontare problematiche analoghe in materia di comportamenti monopolistici dei colossi tecnologici USA, potrebbero probabilmente imparare alcune cose dall’evoluzione della regolamentazione Internet nella vibrante economia digitale cinese.