ETF Tre motivi per valutare la possibilità di investire nell’indice S&P 500 Equal Weight
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A ottobre l’oro ha guadagnato il 4,2% nonostante quelli che sarebbero normalmente fattori fortemente penalizzanti per il metallo prezioso, ovvero il rialzo di dollaro USA e i rendimenti dei Treasury.
A svolgere un ruolo più centrale nel corso del mese è stata la geopolitica, con gli investitori impensieriti dal conflitto in Medio Oriente e dalle elezioni statunitensi
Gli afflussi netti a livello globale verso gli ETP (exchange-traded product) sull’oro sono stati positivi nel 3º trimestre, il primo positivo dal T1 2022
L’ulteriore escalation del conflitto in Medio Oriente e le crescenti incertezze sulle elezioni presidenziali statunitensi hanno spinto al rialzo il prezzo dell’oro a ottobre compensando di gran lunga l’impatto negativo del rafforzamento del dollaro USA e dell’incremento dei rendimenti dei Treasury. Il metallo prezioso, ancora una volta, ha toccato nuovi massimi chiudendo il mese a quota 2.744 dollari l’oncia, con un incremento del 4,2% nel mese e del 33,0% da inizio anno. Finora nel 2024 l’oro è stato uno degli asset dalle migliori performance.
I dati del World Gold Council1 hanno confermato quello che sottolineiamo da qualche mese, ovvero che di recente gli afflussi netti a livello globale verso gli ETP sull’oro sono entrati in territorio positivo; il 3º trimestre è il primo a segnare questo risultato dal T1 2022. La domanda complessiva del metallo prezioso è cresciuta del 5% rispetto allo stesso periodo dello scorso anno, mentre le 1313 tonnellate consumate rappresentano un record per il 3º trimestre.
Nella prima settimana del mese, che ha segnato un anno dall’attacco di Hamas contro Israele, il prezzo dell’oro è rimasto quasi invariato. Le quotazioni hanno iniziato a salire il 10 ottobre in risposta alle richieste di sussidi di disoccupazione USA della settimana precedente (a quota 258.000 contro le 230.000 attese), che hanno reso più probabile un taglio dei tassi da parte della Fed a novembre. L’inasprimento del conflitto tra Israele e Hezbollah ha continuato a spingere al rialzo il prezzo dell’asset, percepito come “bene rifugio”, che ha infine raggiunto un massimo pari a 2.788 dollari il 30 ottobre.
L’ultimo giorno del mese l’oro ha ceduto parte dei guadagni parzialmente in risposta all’incremento dei rendimenti dei Treasury nell’arco del mese. È utile ricordare che la crescita dei rendimenti fa aumentare il costo opportunità di detenere l’oro in quanto asset non fruttifero di interessi.
I rendimenti reali sono saliti di 36 punti base nel mese dato il raffreddamento ininterrotto dell’inflazione (salvo per quanto riguarda alloggi e alcune altre aree) e l’ulteriore rialzo dei rendimenti nominali. Il rendimento dei Treasury decennali ha raggiunto il 4,3% verso fine mese, massimo livello da fine giugno, mentre a fine ottobre i titoli a due anni rendevano poco meno del 4,2%. Il rendimento di entrambe le scadenze ha sperimentato un incremento di 50 punti base da inizio mese.
A ottobre il dollaro USA si è rafforzato con l’indice DXY salito del 3,2% nell’arco del mese. Il biglietto verde ha messo a segno un rimbalzo dopo la recente debolezza in risposta al miglioramento dei dati economici statunitensi nel mese oltre che dell’andamento fiacco delle valute concorrenti tra cui yen ed euro.
Da monitorare…
Il risultato netto delle elezioni negli Stati Uniti ha eliminato una parte del premio per l’incertezza scontato dalle quotazioni dell’oro; d’ora in poi occorrerà quindi attendere ulteriori dettagli su eventuali politiche di Trump in grado di influire sui fattori a cui è sensibile l’oro come inflazione, dollaro USA e deficit federale. Dal momento che il presidente della Fed Powell ha fatto sapere che il comitato responsabile della fissazione dei tassi non modificherà le proprie decisioni di politica monetaria a seconda del risultato delle elezioni, gli investitori dovrebbero continuare a porre attenzione su traiettoria dell’inflazione e mercato del lavoro per valutare la possibilità di ulteriori tagli dei tassi. Da monitorare sono anche la situazione sia in Medio Oriente che in Ucraina, dato che Trump si appresta a mantenere la sua promessa di porre fine ai due conflitti, e la retorica proveniente dalla Cina e potenzialmente da altri Paesi esportatori sui dazi.
Si specifica, per trasparenza, che questo articolo è stato scritto a seguito del risultato delle elezioni.
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Gli ETF europei hanno raccolto 68,6 miliardi di dollari nel terzo trimestre, il trimestre più forte mai registrato nel settore degli ETF EMEA in termini di nuovi asset netti (NNA), portando il dato da inizio anno a 175,2 miliardi di dollari. La combinazione di solidi flussi e l’incremento del 7,1% nella performance di mercato ha decretato in tale settore una crescita trimestrale dell’AuM pari al 10,5%, raggiungendo quota 2.300 miliardi di dollari.
1 Fonti: Metals Focus, World Gold Council, dati al 30 settembre 2024.
Il valore degli investimenti e il reddito da essi derivante possono oscillare (in parte a causa di fluttuazioni dei tassi di cambio) e gli investitori potrebbero non ottenere l‘intero importo inizialmente investito.
Dati al 1 novembre 2024, salvo diversa indicazione. Fonte: Bloomberg.
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EMEA4034336/2024